Mi trovavo in Argentina, a Cordoba precisamente.
Lì, ho trascorso un mese per approfondire il mio spagnolo, all’epoca ancora molto claudicante. A quell’esperienza devo tantissimo. Ho visto luoghi splendidi, ho mangiato cibo squisito e incontrato un popolo cortese e accogliente. Ma soprattutto ho conosciuto tantissime persone.
Abitavo in un ostello in cui vi era gente proveniente da ogni parte di mondo e ogni sera si preparava tutti insieme un piatto tipico di qualche anfratto di questo pianeta. Ma il più grande regalo che potessi ricevere da questa esperienza, l’ho avuto quando ho conosciuto colui che ora è diventato un mio grande amico.
Ci siamo presi fin dal primo momento, io e Joao. Una di quelle amicizie istantanee, iniziata sfottendoci a vicenda e cercando di interpretare le nostre parole che ormai erano un mix storpiato di spagnolo-inglese-italiano e portoghese. Forse quel non capirci iniziale, come spesso capita, è stata la chiave del nostro amore.
Quell’amicizia mi ha portato poi in Brasile, per una reunion a casa sua, e poi mi ha regalato mi hijo (così lo chiamo) qui in Italia, da me, per ben due volte.
Insomma, un viaggio studio che mi ha dato più di ciò che potessi immaginare.
Da Buenos Aires a Montevideo
Dopo questo mese a Cordoba, ho raggiunto mia madre a Buenos Aires. Dopo un po’ di tempo trascorso lì, decidiamo di farci una gitarella di una giornata a Montevideo, in Uruguay. Prendiamo il traghetto e in circa 2 ore e mezzo siamo lì.

Di quel Paese non conoscevo molto, e, purtroppo, visto il pochissimo tempo a disposizione, non ho potuto approfondire più di tanto. Ricordo però le spiagge infinite, il suo mercato, la città vecchia e quel palazzo presidenziale. Proprio quello che all’epoca del mio viaggio non aveva significato granché, assumerà, successivamente, tutto un altro senso.
Leggi anche “Cuba, itinerario in 12 giorni di un viaggio tanto atteso”
Sì, perché, poi, quando José Pepe Mujica divenne presidente dell’Uruguay, io le foto di quel palazzo me le sono andata a rivedere mille volte, e mille volte ho pensato che i tempi non sono mai stati il mio forte. Sono sempre arrivata o troppo tardi o troppo presto. Come in questo caso, ché avrei dovuto ritardare la mia visita a Montevideo di pochi mesi. Forse l’avrei visitata con uno sguardo diverso e magari avrei incontrato Pepito (sì, va beh, almeno fatemelo credere).
Non avendogli potuto stringere la mano di persona (che illusa!), ho deciso che l’avrei conosciuto attraverso le sue parole. Ho divorato tutto il materiale reperito in rete, interviste, documentari, ho persino partecipato a delle conferenze su di lui e poi letto qualche libro. Praticamente era diventata un’ossessione, lo stalkeravo virtualmente.

Così ho scoperto Pepe.
In ritardo rispetto a quella giornata trascorsa nella sua città natale, ma con gli occhi di chi, in qualche modo, ha provato a guardargli dentro e ad ascoltarlo.
Un’anima bella, fonte di ispirazione e speranza.
Insomma, tutto questo pippone iniziale per parlarvi di lui, del mio Pepito.
Qui, per i pochi che ancora non lo conoscessero, provo a raccontarlo.
Pepe Mujica, un po’ anche il mio Presidente.
Quando molti anni fa mi sono imbattuta per caso in un video in cui un ometto baffuto, goffo e dal viso simpatico faceva un discorso sull’ambiente alla platea delle Nazioni Unite mi sono immediatamente innamorata delle sue parole. La sua semplicità nel rivolgersi a un pubblico molto istituzionale in modo così diretto e profondo, per nulla politically correct, mi fece subito pensare che non poteva trattarsi di un uomo qualunque.
“Non sprecate la vita nel consumismo, trovate il tempo di vivere per essere felici”
Così possiamo riassumere in breve il pensiero di Pepe Mujica, ex presidente dell’Uruguay. Ottantaquattro anni, prigioniero e ostaggio per quattordici anni di una feroce dittatura, guerrigliero e poi deputato, senatore e ministro fino a divenire nel 2010 Capo di Stato di questo piccolo Paese dell’America Latina.

Se i suoi compaesani erano abituati al suo stile di vita completamente diverso rispetto agli altri presidenti, per il resto del mondo appariva atipico tanto da definirlo come “il fenomeno Pepe”. Un Presidente che rifiuta di vivere nella residenza ufficiale e al 90% del compenso per il suo incarico pubblico per destinarlo a programmi di solidarietà, che decide di rimanere nella periferia di Montevideo, nella sua vecchia casetta di legno con cani e galline, che guida un vecchio maggiolone e coltiva fiori. Già questo basterebbe per definire rivoluzionaria la sua figura.
Il suo è un inno alla sobrietà, la stessa che ha messo in primo piano nel suo discorso “controcorrente” rispetto ai grandi della Terra:
“…povero non è colui che possiede poco, ma colui che ha infinitamente bisogno di molte cose, colui che desidera, desidera, ancora e ancora… Dobbiamo capire che la crisi dell’acqua, l’aggressione all’ambiente naturale, non sono le cause.
La causa è il modello di civiltà che abbiamo costruito, per cui quel che dobbiamo rivedere è il nostro modo di vivere… I miei compagni lavoratori, lottarono tanto per le otto ore di lavoro e stanno per ottenerne sei, ma chi riuscirà a conquistare le sei ore si troverà ad avere due impieghi e quindi lavorerà più di prima. E perché mai? Per pagare un’enorme quantità di rate: il motorino, l’auto…Pagherà rate su rate e quando se ne accorgerà si ritroverà vecchio, con i reumatismi, come me, e la vita gli sarà scappata via dalle mani.
E allora viene da chiedersi: è questo il destino della vita umana?
Si tratta di cose molto elementari. Lo sviluppo non può andare contro la felicità umana, deve piuttosto favorirla insieme all’amore, alle relazioni umane, alla cura dei figli, all’amicizia, al possedere almeno le cose essenziali: questo è il tesoro più grande che si può avere.
Quando lottiamo per l’ambiente, dobbiamo ricordare che il primo elemento dell’ambiente si chiama felicità umana.”.
(dal discorso ufficiale di Pepe Mujica alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile, Rio de Janeiro, giugno 2012).
Da questo discorso nasce in me la voglia e la curiosità di scoprire chi è quest’uomo che mette così tanta enfasi su un qualcosa, la felicità, che nessun altro prima nella sua stessa posizione ha osato neanche nominare. Da quel giorno ho divorato tutto il materiale che sono riuscita a reperire.
Ne è venuta fuori una persona che non fa della politica una professione, bensì la reputa un servizio, una passione. Un uomo che quando sente parlare di Nobel per la pace fa un passo indietro perché “usciremo dalla preistoria dell’umanità soltanto quando non ci saranno più armi ed eserciti”. Una figura carismatica il cui punto di vista critico nei confronti del consumismo e del capitalismo, in favore di una crescita sostenibile e solidale è reale, concreto. Insomma, un uomo che mette in pratica le sue convinzioni.
La sua sobrietà ha persino messo in secondo piano qualsiasi tipo di politica innovativa da lui introdotta.
E nonostante abbia fatto notizia grazie anche alla stampa internazionale che l’ha definito il “presidente più povero del mondo” rimango dell’idea che continuare a raccontare persone come lui sia più che mai necessario. Certo, si sa che certe personalità non hanno risonanza, in un mondo in cui social e pubblicità ci propongono modelli opposti, ma andare controcorrente si può e deve essere fatto per mostrare a chi ha gli occhi ancora un po’ chiusi che quando li aprirà ci saranno ad aspettarlo diverse sfumature di colori in cui identificarsi.
Mujica attraverso la sua umanità ha fatto conoscere l’Uruguay al mondo. Da quel piccolo Paese dell’America del Sud è venuto fuori un personaggio intenso, con una forza interiore straordinaria che posso definire, più che un politico, un maestro di vita, quella reale però. Quest’uomo ha scelto di vivere seguendo la sua concezione di felicità, applicandola ad ogni sua scelta di vita, senza mai voler essere un modello, un guru. Perché alla domanda “cosa mi rende felice?” la risposta non può e non deve essere uguale per tutti, in quanto il modo in cui ha scelto di vivere non è un paradigma bensì la via in cui ha trovato la sua di felicità. Si percepisce in lui solo uno sguardo al futuro, non al passato e nessuna vendetta per ciò che ha subìto. Le sue parole traboccano di vita.
Pepe Mujica sostiene il diritto del popolo alla felicità. E la mia idea di felicità è che al mondo esistono ancora persone come lui. Per questo posso dire che è stato un po’ anche il mio Presidente.
Molto interessante questo articolo, ammetto che dell’America del sud in generale so davvero poco!
Grazie mille Jules😊