Inizia un nuovo viaggio e, quella sensazione di ansia mista a felicità che provo ogni volta che sto per intraprendere una nuova avventura, si fa sempre più accentuata. E’ arrivato il momento del Paese del Sol Levante, complice un’offerta Alitalia che mi permette di accaparrarmi un volo diretto per Tokyo a 600 euro. Tredici ore di volo dopo, eccomi arrivata in Giappone: do il via al mio itinerario in 13 giorni.
PRIMA DI PARTIRE
BIGLIETTI AEREI: volo diretto Alitalia Roma-Tokyo Narita prenotato direttamente sul sito della compagnia
ASSICURAZIONE: come al solito acquisto la polizza sanitaria sul sito della Columbus
JAPAN RAIL PASS: se durante il vostro soggiorno in Giappone avete intenzione di spostarvi con i mezzi anche per un solo viaggio a/r a Kyoto, ad esempio, consiglio di acquistare questo pass. Si tratta di un abbonamento che vi permette di utilizzare tutte le linee JR (Japan Rail) del Giappone (ad eccezione dei due treni Shinkansen Nozomi e Mizuho). Potrete scegliere se comprare quello per 7 giorni, 14 o 21, a seconda del vostro tempo. Può essere acquistato solamente al di fuori del Giappone ed è valido per coloro che lo visitano a scopo turistico. Quello da 7 giorni (continuativi) costa 242 euro in 2° classe, ma ricordatevi che state andando pur sempre in Giappone. Potete acquistarlo qui
SIM CARD: se pensate di avere bisogno di internet anche solo per utilizzare Google Maps vi consiglio di farci un pensierino. Potete ordinarla prima della partenza e farvela arrivare in italia oppure direttamente in albergo in Giappone. Io l’ho ordinata qui
GUIDA LONELY PLANET: immancabile compagna di viaggio devo dire che mi è stata molto utile anche stavolta soprattutto per decidere in quale della miriade di ristoranti mangiare un ottimo ramen o una splendida tempura (l’offerta culinaria è pazzesca).
ALLOGGI: ho prenotato quasi tutti gli alloggi prima della partenza su booking. Naturalmente ho voluto provare anche l’esperienza in un ryokan, ossia una locanda tipicamente giapponese, quelle con ante scorrevoli in carta di riso, tatami e futon che all’occorrenza si arrotolano e si mettono a posto. Indossate un kimono-pigiama (generalmente fornito dal ryokan ma anche dagli hotel) e vi sembrerà di essere stati proiettati in un altro mondo. Cosa per molti versi, vera.
IL MIO ITINERARIO IN 13 GIORNI
- Tokyo
- Kanazawa
- Takayama
- Shirakawa-go (in giornata da Takayama)
- Kanazawa
- Kyoto
- Nara (in giornata da Kyoto)
- Tokyo
Per ogni luogo scelto abbiamo deciso di pernottare in strutture logisticamente comode e con prezzi abbordabili. A proposito di costi, non è vero che il Giappone è caro in assoluto. Ci sono opzioni per tutte le tasche, anche nella scelta degli alloggi. Io non ho provato i capsule hotel, però per chi non soffre di claustrofobia potrebbe essere un’alternativa economica.
Seguendo la Lonely Planet e il nostro istinto, abbiamo deciso cosa vedere in ognuno dei luoghi in cui ci recavamo. Per ognuno di questi non starò qui a farvi la lista dei templi, monumenti, quartieri o qualsiasi altra info che trovereste tranquillamente in qualsiasi guida turistica. Vorrei però dare ad ognuno dei luoghi un aggettivo che spero vi incuriosisca e vi porti a cercare notizie a riguardo e poi a sceglierla come prossima meta.
- Tokyo: POLIEDRICA
- Kanazawa: INASPETTATA
- Takayama: CARATTERISTICA
- Shirakawa-go: FIABESCA
- Kyoto: WOW (lo so non è un aggettivo ma rende benissimo l’idea)
- Nara: PIACEVOLE
UN POPOLO, UN VIAGGIO
Come ogni viaggio che faccio, per quanto spettacolare sia il luogo in cui mi trovo, sono sempre le persone, le abitudini, le tradizioni e i costumi del posto a colpirmi e ad incuriosirmi in modo particolare. E di certo il Giappone non poteva essere diverso.
Partendo dal suo popolo, gente così educata, gentile e super disponibile, in qualsiasi occasione. Hai bisogno di una informazione? Niente paura, anche se le persone non parlano molto in inglese, cercheranno di aiutarti in qualsiasi modo.
Ricorderò sempre quel pomeriggio in cui pioveva. Cercavo forse un ristorante e decisi di chiedere ad un gruppo di tre ragazzi incontrati all’uscita della metro. Neanche loro sapevano dove si trovasse ma dopo 5 minuti di ricerche online, con ben 3 cellulari a pieno regime, riuscirono ad aiutarmi (avrebbero potuto dirmi tranquillamente “mi spiace, non conosco questo posto”) e ciliegina sulla torta, vedendomi senza ombrello, volevano regalarmi il loro. Gli stavo quasi per saltare addosso, quando poi mi sono ricordata che qui il contatto fisico non è ben visto e mi sono contenuta.
Sui treni
Se prendete i treni molto probabilmente vi capiterà di assistere alla pulizia del vagone prima della partenza. Funziona così: il treno arriva in stazione (probabilmente è arrivato al capolinea) e ad attenderlo, posizionati in fila all’uscita di ogni porta scorrevole sulla banchina, vi sono i signori delle pulizie muniti di sacchetti della mondezza da cambiare e di una piccola aspirapolvere portatile.
Il treno si ferma, loro entrano in azione e nel giro di 5 minuti rivoltano il vagone. Ribaltano persino i sedili che sono, neanche a dirlo, girevoli così da arrivare a pulire nei meandri più oscuri e da essere girati a seconda della direzione del treno. Ecco, io un team del genere lo vorrei a casa mia. In qualche ora troverebbero di tutto, persino quei reperti del carnevale del ’96 che oramai ho dato come dispersi, ma che potrebbero tornarmi utili per i prossimi festini. Un cerchietto a forma di fallo nella vita, in fondo, può sempre tornare utile.
Una certezza: le hostess dei treni, non si rivolgeranno mai a voi con un “je serve qualcosa, signò?” versione nipponica. Trasportano il loro carretto pieno di bevande e cibaglie con una leggiadria e una delicatezza che io boh, ho pensato stessero trasportando cristalli di Boemia. Per concludere, escono dal vagone si rivolgono ai passeggeri salutandoli con un inchino.
Il trauma è fortissimo. Mi dico “cazzarola, in qualcosa dovranno pur sbagliare ‘sti giapponesi”. Decido di andare al bagno. Per quanto educati, penso che il cesso di un vagone sarà comunque un po’ sporco. Una pisciatina fuori dal vaso capita a tutti, soprattutto quando si è in movimento. E niente. Il bagno brilla, la tazza è riscaldata e ci sono gli asciugamanini umidi disinfettanti. Ho un crollo emotivo e fisico. Demoralizzata e totalmente confusa, decido di ingurgitare una confezione di Xamamina. Mi impongo la narcolessia, l’unico modo per sopportare tanta perfezione.
Nei bagni
Preparatevi a fare un’esperienza nuova anche in bagno. Non nel senso di mal di stomaci nuovi ed inesplorati bensì proprio all’esperienza di sedersi in una tazza di un bagno giapponese. Sarete sbalorditi dalla quantità di pulsantini che troverete vicino al water: potrete scegliere di riscaldare la tavoletta (che col gelo di gennaio è una sensazione fighissima), di concentrarvi con il rumore dell’acqua, alzare o abbassare il volume (a seconda di quello che state facendo), oppure potrete scegliere di farvi un bidet direttamente sul cesso. In questo caso la scelta è doppia perché il getto d’acqua potete scegliere se farvelo arrivare davanti o dietro (sui gusti non discuto!). Se oramai vi siete affezionati al bagno e non volete più uscire potete scegliere anche di deodorare l’ambiente premendo il pulsante “Extra deodorant”.
Altrochè cessi, qui pare di stare in una spa.
Per i maschioni poi un’altra chicca: in alcuni bagni (only men) mi riferiscono che la tazza è più alta dello standard, praticamente ti arriva sotto al membro così da evitare “perdite” sulla tavoletta (rituale così amato dal mondo maschile). E poi tutti gli alloggi, anche i ryokan, vi forniranno mille gadget: saponette, cremine, cuffiette per la doccia, spazzolino, dentifricio, elastici per capelli, pettini. Potete dunque partire senza beauty tranquillamente, non ne sentirete la mancanza.
Ultima fantastica considerazione: nei ristoranti, quelli tradizionali con tatami e in cui per entrare ci si toglie rigorosamente le scarpe, se andare al bagno scalzi potrebbe rappresentare un problema, niente paura. Ad attendevi sull’uscio della porta dei servizi ci saranno delle fantastiche pantofole, per lui e per lei. GENI!
Nella metro
Nella metropolitana come nei treni il silenzio è una prassi. Non si mangia, non si parla al telefono se non rigorosamente a voce bassissima e coprendo la bocca con la mano e soprattutto non si fa caciara. Quindi se avete assunto sostanze eccitanti cercate di contenervi, mettetevi qualcosa in bocca che vi eviti di far uscire qualsiasi tipo di rumore.
I giapponesi sono famosi anche per la pratica dello inemuri, ossia dormire in pubblico. Potrebbero dormire anche se gli spari la tromba da stadio a 1 cm dall’orecchio. Se la sonnacchiano seduti sulla metro oppure anche in piedi, poggiando comodamente (?) la testolina sul braccio aggrappato alla maniglia del vagone. Ma la cosa più stupefacente è che nonostante la narcolessia, arrivati a destinazione, si svegliano e scendono, come se niente fosse.
Per le strade
Per le strade non si fuma, forse anche per questo sono strapulite. Esistono delle apposite aree, segnalate, in cui potersi fermare e spippettare. Stessa cosa nelle stazioni, ed in qualsiasi altro luogo pubblico. Nei ristoranti invece generalmente, si trovano le aree fumatori e non fumatori.
LEGGI ANCHE L’ARTICOLO “ Raccolta differenziata e gestione dei rifiuti in Giappone. Parola d’ordine (manco a dirlo) precisione.“
Ovunque
Fushimi Inari Taisha a Kyoto Foresta di bambù, poco fuori Kyoto Tipica staccionata a Kyoto
Ovunque troverete un popolo gentile, cordiale ed estremamente educato. Se avete un dubbio sulla direzione della metro saranno loro ad accompagnarvi nella banchina giusta. Il grazie (arigatou gozaimasu), accompagnato da un accenno d’inchino, vi verrà ripetuto fino alla frantumazione automatica del timpano, e non solo.
Questi esseri paranormali, forse anche perché un po’ ipocondriaci, pensano persino a non contagiare gli altri e di conseguenza a non farsi contagiare, quando si è raffreddati o cose simili. Indossano la mascherina anche per quello. Perciò evitate di lavargli la faccia starnutendo.
LA BUFERA DI NEVE
Sono partita a fine gennaio cosciente del fatto che sarei andata incontro a tanto freddo ma non pensavo di ritrovarmi in qualche villaggio eschimese.
Se tutta questa neve ha reso ancora più magica l’atmosfera a Shirakawa-go, la bufera ha reso meno agevole la nostra permanenza a Kanazawa, anche se c’è da dire che in città le strade sono completamente agibili. A renderle libere dal ghiaccio, nel mezzo della carreggiata, ci sono mini irrigatori di acqua calda che permettono lo scioglimento della neve.
I giapponesi si sa, sono avanti anche in questi casi e di certo non si fanno mettere i piedi in testa da una nevicata storica. Noi che invece di giapponese non abbiamo niente, eravamo già disperati per l’annullamento del treno verso Kyoto, nostra successiva destinazione. Uomini di poca fede in terra nipponica e dove trovarli.
E invece no, in una stazione gremita e con file super ordinate ovunque, un efficientissimo omino della biglietteria ci consiglia un percorso alternativo: andare a Tokyo e da lì prendere un altro treno verso Kyoto. Cosa ho imparato? Noi non saremo mai come loro, ma proprio MAI MAI. Venendo dall’Italia in cui quando capitano situazioni di questo tipo sono tutti incazzati e anziché in una stazione sembra di stare in una sala scommesse per le corse dei cavalli, questa è la dura e cruda verità.
ALL YOU CAN EAT
Se dico Giappone subito si pensa al sushi. In Italia riteniamo che il Paese del Sol Levante sia principalmente questo, in fatto di cibo. Cosa più sbagliata non può esistere. Il Giappone è una miriade di piatti, pietanze, ingredienti strani, sapori, prelibatezze e non.
Naturalmente il sushi l’ho provato, proprio in una locanda al mercato del pesce ed in sé è proprio bella l’esperienza di vederlo preparare davanti ai tuoi occhi, con quell’arte dell’impiattamento che solo loro hanno. A proposito di mercato ittico, qui troverete di tutto, e DOVETE provare un po’ di tutto, dalla zuppa di miso, alle aragostine alla griglia, alle capesante flambé, agli spiedini di calamari, ecc ecc. Io stavo sbavando.
Apro le danze Ampia scelta di pesce fresco
Giusto due aragostine In seria difficoltà
Poi se vi rimane uno spazietto per il dolce provate il melonpan, un prodotto tipico da forno ricoperto da un leggero strato croccante. Semplice ma veramente gustoso, ancor di più se caldo.
In Giappone non morirete mai di sete né di fame, neanche nel bel mezzo di un parcheggio disperso nei sobborghi di Fukushima. I distributori automatici sono ovunque. Vi sembrerà quasi di essere stalkerati. Come quando ti senti pedinato, ti giri ogni poco per controllarti le spalle. Ecco, lì saranno i distributori a seguirvi e non ci sarà via o stazione che tenga.
BYE BYE GIAPPONE
Il mio viaggio in Giappone arriva al termine. Torno a casa con lo stomaco pieno di ramen che è diventato a tutti gli effetti il mio piatto giapponese preferito, con gli occhi colmi di bellezza, il corpo semi assiderato e lo spirito pieno di pace e tranquillità. Il tempo di mettere piede all’aeroporto di Roma, aspettare mezz’ora la valigia, avere come vicino sul treno un ultrà della Lazio che si guarda la partita senza auricolari e la magia è un ricordo lontano. Mi rode già il culo e mi chiedo “perché anziché importare un sacco di minchiate non importiamo un po’ di “giapponesità”? Poi penso che è qualcosa di innato e che noi in fondo “c’avemo er Colosseo”(!).
Non mi resta che arrivare a casa, indossare il mio bel kimono e ripetere arigatou gozaimasu in loop. Ed è subito Giappone italian style.
Noi purtroppo abbiamo dovuto escludere Shirakawa-go dal nostro itinerario poichè ad agosto 2018, quando ci siamo andati noi, c’erano stati un pò di problemi legati con i trasferimenti causa smottamenti in seguito a delle piogge battenti…
Fighissimi i mini irrigatori per scogliere la neve…
Ci è piaciuto un sacco ritornare in Giappone con il tuo racconto molto personale e decisamente fuori dai “soliti racconti”…
Peccato non l’abbiate vista perché è veramente caratteristica con tutte quelle casette in legno. Con la neve ancora più suggestiva.
Grazie ragazzi, mi fa piacerissimo che il mio racconto vi sia piaciuto 🙂
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